giovedì 11 febbraio 2010

L'inizio vuol sempre la sua parte

Il nostro Paese, l'Italia, è stato la culla delle arti letterarie per secoli.
Dante,Petrarca,Boccaccio,Foscolo,Leopardi,D'Annunzio,Pascoli,Pasolini. E non solo. Una serie infinita di storie, racconti, poesie. Una serie di nomi da brivido che nella mente dei più forse evocano solo numeri: 2, 5, 4,0. Insomma i voti di scuola, quelli che si prendevano più volte in un anno e contribuivano a rendere la pagella scolastica, una schedina del totocalcio.

Oggi, in Italia, non c'è posto per questi nomi.
Perchè?
Perchè nell'attuale presente italiano è inconcepibile che una letteratura libera da qualunque interesse (economico, politico...),con diritto, racconti della realtà.

In Italia ci sono storie che non si possono scrivere. E i motivi portano sempre un nome e un cognome. O magari più di uno.

Forse anche in questo diario molte cose parteciperanno di questo silenzio all'italiana. Come mai? Non lo dico, per vergogna. La vergogna di un'italiota vera.

Tuttavia, la realtà che troverete in queste elettroniche parole, sarà vera. Dura e reale. Realtà Reale, come prima tappa per riappropriarci di un Paese che sembra non appartenerci più.

"Io che tutti i giorni lotto e sopravvivo. Autobus in panne, tasse da pagare, il bancomat che non funziona, un lavoro da cercare. Un lavoro dove morire, senza dignità, perchè mio padre non era nessuno, una nullità. Nessuno sono io, per questo Stato senza nome, per i politici cazzari, per la pubblica opinione.
Fuori. Fuori dalla casa pignorata. Fuori dai cancelli dell'azienda. Fuori dalla vita. Senza mercato, come una merce scaduta, un oggetto inanimato. Ma io sono un eroe. Io che tutti i giorni lotto e sopravvivo.
Quando cantate l'inno nazionale, ricordatevi chi costruisce l'orgoglio di cui vi vantate."

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