giovedì 11 febbraio 2010

Papà tu che lavoro fai?

Siamo a Colle di Nocera Umbra, Azienda Antonio Merloni.
Un tempo tanti papà di questa zona dell'Umbria lavoravano in questa fabbrica per costruire il futuro dei loro figli.
Era un onore lavorare lì. Lo potevi dire a testa alta, in giro, al supermercato, nei negozi di abbigliamento, dal parrucchiere, dal pescivendolo...Potevi aprire una finestra e urlarlo forte: "IO SONO UN OPERAIO DELL'ANTONIO MERLONI". Magari la gente ti prendeva poi per scemo, ma in sostanza era d'accordo sulla fortuna che capitava in una casa, quando uno dei familiari, soprattutto il capofamiglia, era stato assunto in quell'azienda.

"Era meglio di un posto da statale..."

Non si poteva dire il contrario. Lo stipendio era ottimo, il lavoro abbondante e poi e poi sì c'erano le cene aziendali, mio Dio un vero spettacolo, un evento.
Era come una tradizione, un appuntamento fisso, tutta la popolazione aspettava le cene di Merloni che cadevano nel periodo natalizio. Ci si comprava il vestito nuovo, le scarpe perfettamente lucide, si mettevano apposto i capelli per quella serata.
E i regali?Si ricevevano persino quelli e non solo per gli operai ma soprattutto per le loro famiglie: orologi, biciclette... Mai visto nulla di simile.
Lavorare all'Antonio Merloni era come vincere alla lotteria. O molto, molto di più.

"... io sono sposato da 24 anni, ho 3 figli, di 20, 15 e 9 anni. Cassaintegrato dell'Antonio Merloni. Guadagno circa 80 euro al mese. L'altra sera mia figlia più piccola mi ha chiesto: "Ma tu papà che lavoro fai?Perchè resti a casa la mattina, mentre gli altri papà vanno a lavorare?" E io l'ho abbracciata forte la mia principessa, ma poi sono uscito e non le ho risposto. E ho pianto, forse per la prima volta di dolore e vergogna in 48 anni.
Chissà se un giorno i miei figli potranno perdonare il fallimento di loro padre...Se riusciranno ad avere un futuro nonostante tutto...
Mia moglie è staordinaria e non abbassa mai la testa, perchè dice che almeno noi questi soldi anche se pochi ce li siamo guadagnati senza rubarli, senza evadere le tasse, senza fare i furbi. E quando la guardo imbandire la tavola come se fosse un giorno di festa nonostante i soldi per la spesa non ci siano, e i prodotti siano quelli del discount, mi sento malgrado tutto, fortunato. E penso che se sopravvivo è solo grazie alla forza e alla speranza che un giorno, non troppo lontano, restituirò ai miei cari l'orgoglio di avere un padre e un marito che di mestiere fa l'operaio."

1 commento:

  1. che dire....hai scritto anche per me! coraggio andiamo avanti.
    m.p.

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